Il Matrimonio
(prima versione del 1991)
 
 
Oscar stringeva tra le mani le briglie del suo cavallo, avrebbe già dovuto essere al suo posto quella mattina, tra i suoi soldati.  Ma la sera precedente era rimasta a lungo sveglia, nel suo letto a pensare.  Non capiva perché il suo cuore soffrisse cosi' tanto, perché quell'immagine non scompariva dalla sua mente
anche se lei faceva di tutto per distrarsi.
Avrebbe chiesto di essere spostata da Versailles, il motivo che avrebbe fornito a Sua Maestà la Regina era solo una scusa.  'Voglio avere un incarico dove io possa sfruttare al meglio gli insegnamenti di mio padre.  Voglio combattere, voglio stare sui. campi di. battaglia come un vero soldato".  Non poteva certo confessare a Maria Antonietta che voleva andarsene per non avere sempre davanti la figura del Conte di Fersen.  Non poteva dire «Maestà, io amo lo stesso uomo che amate Voi".
Oscar sprono' il cavallo che si mise a trottare verso la Reggia. Quello poteva essere il, suo ultimo giorno come Comandante delle guardie reali.  Finalmente da quel momento in poi avrebbe potuto dimenticare quell'amore così folle che le attanagliava il cuore.  Si recò immediatamente al cospetto di Sua Maestà la Regina.  ''Andrè, questo è l'ultimo giorno che baderai al mio cavallo". Lui la guardo' interrogativamente.  "Oscar, non penserai che io ti abbandoni. vero?" "Non ci sarà più bisogno di te, d'ora in poi me la caverò da solo".  Il ricordo di ciò che era accaduto tra di loro tempo prima era ancora vivo nel cuore di entrambi, Andrè ,aveva detto ad Oscar che l'amava e lei. era rimasta scioccata da quella sconcertante rivelazione.  Non sospettava che il suo attendente, che il suo migliore amico, provasse per lei sentimenti ben lungi dall'essere fraterni. Oscar non era in grado di contraccambiare quell' amore e sapeva che Andrè soffriva molto per questo così aveva preso la decisione di non averlo più intorno anche per aiutarlo a dimenticarla, proprio come voleva fare lei con il Conte di Fersen.  Andrè non aveva fatto più parola di questo episodio, anzi ultimamente era diventato alquanto schivo e freddo nei suoi riguardi.
Lui aveva notato che Oscar era ritornata indietro nel tempo come quando, ancora dodicenne e pensava veramente di essere un maschio.  Non si era mai più rivolta a se' stessa al maschile fino a quel momento. Oscar entrò negli appartamenti privati di Sua Maestà "Mia Regina, vorrei abbandonare il posto di comandante delle guardie reali se possibile, vi prego di assegnarmi un nuovo incarico".  Di solito non chiedeva mai nulla e la Regina, seppur a malincuore, accettò la decisione della sua più cara amica.  Le fu assegnato il comando dei soldati della guardia di Parigi e in attesa di prendere il suo posto al quartier  generale, le fu dato un permesso speciale di due settimane.
Stava arrivando Natale e con questo anche il suo compleanno, lei infatti era nata il 25 Dicembre.
Quando tornò a casa trovò suo padre ad attenderla il quale  volle delle spiegazioni per la sua scelta ma accettò il breve resoconto che la figlia gli fece.  Dopotutto era grande abbastanza per prendere da sola le sue decisioni.  Trovo' anche Andrè in casa.  Era seduto in cucina e, come era solito fare da un po' di tempo, stava bevendo. Oscar non disse una parola al riguardo anche perché capiva che il suo amico non stava passando un bel periodo.  "Ti hanno già assegnato il nuovo incarico?" le domando' senza neppure alzare gli occhi dalla bottiglia, era troppo doloroso guardare negli occhi il suo amore, la sua Oscar ... la stava irrimediabilmente perdendo e non poteva farci nulla.
"Si', sarò alla guida dei soldati della guardia di Parigi".  Lei osservò che André non si scompose e ne rimase quantomeno sorpresa; di solito lui cercava sempre di consigliarla su qualunque sua decisione.  "La guardia di Parigi non e' un posto adatto a te" si limito' solo ad osservare mentre, senza neanche guardarla passandole davanti, si dirigeva verso le scuderie. Oscar notò che lui la sovrastava di un bel pezzo.  "E perché mai?" rispose lei colpita da quel suo atteggiamento così  menefreghista, insolito per Andrè "io sono in grado di badare a me stesso, non ho bisogno di nessuno Andrè, di nessuno!" urlo' "pensala come vuoi - rispose lui calmo - ma ti assicuro che troverai molte difficoltà là dentro" rispose lui senza scomporsi più di. tanto "ricorda che tu sei una donna, che tu lo voglia o no e non mi stancherò mai di ripetertelo".
Oscar non lo ascoltava più e se ne andò via prima che lui finisse la frase - ma cosa poteva saperne lui di cosa stava provando?  Il suo cuore era pieno di rabbia nei suoi confronti perché lui non faceva altro che ricordarle ciò che lei voleva a tutti i costi nascondere e dimenticare.  In quel momento Oscar si ritrovo' ad odiare suo padre che l'aveva allevata come un maschio, Andrè che non faceva che ricordarle che invece era una donna e anche la Regina che possedeva 1' amore dell'uomo di cui lei era innamorata.  Lei non si sentiva un uomo ma neppure una donna, era una cosa strana, uno scherzo della natura.  Andrè la raggiunse "Oscar, cerca di decidere da sola quello che vuoi realmente fare.  Nessuno può farlo per te, nessuno ne ha il diritto, solo tu puoi." Così dicendo se ne  andò lasciandola sola a riflettere.
Si avvicinava Natale, ma il sole quel giorno aveva deciso di scaldare come in estate e la neve, caduta qualche giorno prima, ora splendeva sotto i suoi raggi. Oscar guardo' il cielo, sapeva che Andrè aveva ragione, sapeva che lui non l'avrebbe mai abbandonata.  Lo guardò allontanarsi con passo lento, le spalle larghe, i suoi fianchi erano fasciati da pantaloni stretti, aveva un gilet che teneva sulle spalle e i suoi capelli neri risaltavano nella neve.  D'un tratto Oscar si rese conto che Andrè non era "suo fratello'.  Lei lo aveva sempre considerato tale anche se non c'era nessun legame di parentela tra loro.
Sorrise divertita, chissà se Andrè aveva mai avuto una ragazza, una compagnia femminile.  Lei si era innamorata del Conte di Fersen e Andrè?  Si era mai innamorato di qualcuno oltre che di lei?  Chissà se nel frattempo si era deciso a conoscere altre donne.  Era probabile e anche giusto.  Decise che un giorno glielo avrebbe chiesto.  Riconobbe che però le dava qualche fastidio venire a conoscenza delle avventure galanti del suo attendente così pensò di lasciar perdere.
I giorni passavano e Oscar era sempre più convinta della decisione che aveva preso lasciando la guardia reale; Andrè era molto misterioso, andava e veniva di casa senza un orario.  Un giorno Oscar sorprese la nonna che parlava con una cameriera.  Stavano nominando una certa Patricia.  In quel momento arrivò lui e la nonna lo chiamò. Dopo qualche minuto Oscar lo vide correre via al galoppo verso Parigi.  Era sorridente, quasi euforico.

Quella sera Oscar chiese alla nonna il motivo dell'assenza di Andrè.  Anche la vecchia governante pareva molto felice e, come sempre quando parlava di qualcosa che le stava a cuore, balbettava.  "Si sposa Oscar, si vuole sposare!".
Lei non fece a tempo a chiedere di più, che la balia era uscita dalla stanza.  Non realizzò subito il significato delle parole dell'anziana nonnina, ma piano piano tutto fu chiaro nella sua mente.  Le vennero le vertigini, no, non poteva essere, non il suo Andrè, perché una decisione simile e chi era la sua fidanzata?  Forse quella Patricia?  Ma com'era possibile?  Fino a pochi giorni prima era stata curiosa di sapere se lui aveva o meno una ragazza ma ora, venire a conoscenza così di botto che stava per  sposarsi…era troppo.  Andrè...Andrè se ne sarebbe andato, Andrè avrebbe avuto una donna, dei figli, Andrè non sarebbe più stato con lei. Doveva dirglielo?  Non sapeva neppure lei cosa avrebbe dovuto fare.  Doveva però fare in modo di parlargli, ma se poi lui l'avrebbe respinta?  In fondo lui amava quella ragazza dal momento che stava per sposarla.  Oscar non sapeva veramente che fare.  Si rese allora conto del significato vero dell'essere donna.  Voleva esserlo, per lui.
Decise che gli avrebbe parlato al più presto.  Doveva sapere.  Il. giorno dopo bighellonò in giro, qua e là.  Non era da lei fare così, di solito quando era libera da impegni, si allenava con la spada.  Prese una decisione e andò a Parigi.  Andrè non si era fatto vivo per tutto il giorno e la nonna aveva detto che quel mattino si era alzato presto ed era andato a trovare un amico.  Oscar si avviò verso la città, non sapeva bene dove andare sentiva però il bisogno di bere. Andò il un posto chiamato "La Bonne Table", di solito ci andava con André dopo essere smontata dal servizio.
Gia' Andrè.. chissà dov'era ora.  Magari con quella ragazza.  Forse era meglio accettare le cose come stavano, in fondo lei non poteva impedirgli di essere felice.  Era stata lei dopotutto a dirgli che non aveva più bisogno di lui e quindi era giusto che lui si creasse una sua vita.
Dopo aver bevuto l'ultimo boccale di vino si alzò e si diresse verso l'uscita.  Mentre stava aprendo la porta, vide dall'altra parte del locale Andrè in compagna di un uomo.  Lo guardo' bene ma non lo conosceva.  Chi era?  C'entrava forse col matrimonio?  Comunque non si avvicinò al loro tavolo e tirandosi su il bavero del mantello, uscì.  Si. diresse verso casa, ormai era buio ed era probabile che suo padre e la sua famiglia la stessero già aspettando.  Non si rese conto che quella era la sera della vigilia di Natale. Quando arrivò la governante era sulla soglia "Oscar, dove sei stata?  Ma senti, puzzi di vino come un vecchio ubriacone!  Fatti un bagno poi scendi, i tuoi genitori sono già a tavola e ci sono anche le tue sorelle, non ti sarai per caso dimenticata che giorno è oggi spero?" "Ma no, nonna, che dici!" Preferì non rivelare che invece non ci aveva ancora pensato.  "Ah, quel ragazzaccio!  Chissà dove si è cacciato!" brontolò la vecchia Marron Glaces.  "E dire che lo sà che ci tengo che sia presente per fare gli auguri!" Oscar non disse di averlo incontrato a Parigi.
A tavola erano presenti tutti: il generale e sua moglie, le sorelle, i cognati e i 2 nipotini di Oscar: Charles e Lelou, erano i figli di Ortence, la sorella maggiore.
Era sempre stata la più bella della famiglia Jarjayes e la preferita di Oscar, poi si era sposata ed era andata a vivere ad Orleans. Oscar la vedeva raramente, ma quando si incontravano sembrava che non si fossero mai separate.
Ortence intuì che c'era qualcosa che non andava e decise di parlarne ad Oscar.  "Vuoi confidarti, sorellina?" le domandò dopo cena, mentre tutti sorseggiavano il caffè in salotto.  Le due ragazze si erano appartate sul portico del palazzo.  "Non ho nulla Ortence, sono solo un pò preoccupata per  il mio nuovo incarico"  "Non credo sia solo questo, Oscar, penso che sotto ci sia molto di più'' alla sorella non sfuggiva nulla.  ".Se non vuoi parlarne con me và bene, ma dovresti sfogarti con qualcuno..magari discutine con Andrè..siete come fratello e sorella e penso che..." si interruppe, lo sguardo di Oscar si era fatto triste e pensieroso.  Sorrise, aveva capito che c'era sul serio qualcosa che tormentava sua sorella e quel qualcosa era molto probabile che si chiamasse Andrè.
Quando tutti si furono ritirati e le urla dei due bambini avevano lasciato il posto solo allo scoppiettio della legna nel camino, 0scar era ancora alzata.  La notte di Natale, il suo compleanno..e Andrè dov'era?  Dove sarebbe stato in futuro?
Questi pensieri le impedirono di udire gli zoccoli di un cavallo che era entrato nel cortile. Oscar andò al balcone e lo vide.  Era tornato a casa, il suo cuore batteva forte. Decise di aspettare che entrasse, si fece trovare seduta sulla poltrona davanti al caminetto, con un bicchiere di brandy in mano.  "Ancora sveglia?" domandò lui appena la vide.  Lei non rispose.  "Penso che mia nonna domani mi staccherà la testa dal collo ci teneva che fossi presente stasera". Oscar sorrise pensando alla scena che avrebbe avuto luogo l'indomani.
"Sai Oscar, sono contento di trovarti ancora in piedi, volevo farti gli auguri". Oscar finalmente si decise a chiedere spiegazioni riguardo al mistero che la stava distruggendo. Almeno sapere quando si sarebbe svolta la cerimonia.  "Allora, avete fissato una data?" Andrè la guardo interrogativamente "Vedo che la lingua della nonna è più lunga di quella delle dame di corte, peccato, avrei voluto dirtelo io stesso".  Rispose lui.  "Che differenza fa?" "Beh, - disse lui - Patricia è mia cugina dopotutto." Oscar lo guardò sbalordita e per poco non le cadde il bicchiere di mano.  Andrè se ne accorse ma non disse nulla.  "Oggi mi sono incontrato con Alain, un mio amico.  E' lui che se la dovrà sopportare.  Sai, pare l'abbia conosciuta mentre lei stava discutendo con un tale che la stava importunando.  Sono comunque convinto che l'avrebbe sistemato anche da sola, senza alcun aiuto."
Oscar non lo ascoltava più, le era bastato sentire solo che non era lui a sposarsi.  Si mise a ridere e Andrè non capì "Vabbè Oscar, vado a dormire, domani devo tornare a Parigi, Alain mi ha chiesto di essere suo testimone e.." "Non c'è bisogno che mi dai alcuna spiegazione, Andrè" lo interruppe lei.  Andrè si allontanò, poi però tornò indietro e si fermò di fronte a lei e con aria divertita disse "Spero che un giorno mi dirai perchè ora ridi tanto. Comunque buon Natale e ... buon Compleanno" così dicendo estrasse dalla giacca una splendida rosa bianca e gliela porse.
Oscar restò in silenzio per un attimo, ora lui la guardava intensamente e lei in quello sguardo lesse tutto l'amore che le portava, si rese conto che lui non l'avrebbe mai lasciata, le sarebbe sempre stato vicino in qualunque circostanza.
Le salirono le lacrime agli occhi.  Prese la rosa tra le dita con voce rotta di commozione e gli disse "Grazie, Andrè, sei molto caro".  Lui le sorrise e si allontanò. Come aveva potuto pensare che lui si sarebbe sposato, era stata sciocca, aveva sottovalutato i sentimenti di quell'uomo che l'amava così tanto.
Guardandolo andar via Oscar decise che presto gli avrebbe confessato di amarlo.  Gli avrebbe gridato tutto 1'amore che sentiva crescerle piano piano dentro.  Era così diverso da quello che aveva provato per Fersen, ora sapeva chiaramente cosa si provava ad essere innamorati. Quella rosa che ora stringeva era il simbolo della sua femminilità rinata, l'avrebbe conservata con cura in attesa di poter donare all'uomo della sua vita tutta se stessa.

Fine
 

                                                                                                                                        Alex
 

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